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La Repubblica del 28-05-2011

Sei cieco? Non puoi adottare un figlio

La denuncia di due aspiranti genitori

L'incredibile odissea di Maria e Rocco: lei non vedente, non possono avere figli.

Dopo un percorso lungo sei anni, in tribunale li convoca per l'affidamento di una bimba di due mesi. Ma poi il giudice ci ripensa. Esposto al ministro Carfagna

ROMA. Un cieco può essere un buon genitore? Può una madre cieca, con l'aiuto di un padre vedente, crescere un figlio adottivo? Per la giustizia italiana non può, almeno nel caso di Maria Sicignano e Rocco Pascale.

Due aspiranti genitori, che hanno perciò deciso di denunciare la discriminazione nei loro confronti e si sono rivolti, attraverso l'Unione italiana ciechi, al ministro Mara Carfagna per segnalare il loro caso e ricevere aiuto.

Maria e Rocco sono marito e moglie, non possono avere figli e hanno deciso di adottarne uno.

Il problema, appunto, è che Maria è una ragazza non vedente."Da circa sei anni - scrive in una lettera - ho iniziato, insieme a mio marito un percorso, che ci dovrebbe portare ad adottare un bambino.

Abbiamo optato per l'adozione nazionale per ovvi motivi, a causa del mio handicap, e quindi iniziato presso il Tribunale dei minori di Salerno l'iter burocratico per ottenere il decreto di idoneità".

Sei anni non sono pochi, ma alla fine, dopo essere inizialmente dichiarati non idonei nel 2006, il sospirato via libera arriva, "previa effettuazione di un percorso di perfezionamento alla genioralità".

Per la coppia è una gioia immensa, a casa Pascale si festeggia e si piange per la commozione.

"Finalmente - prosegue Maria - il 7 maggio, veniamo contattati dal Tribunale dell'Aquila per ottenere in affido preadottivo una bambina.

Ci chiedono, quindi, di recarci immediatamente presso la loro sede muniti di tutto l'occorrente per prendere una bambina di appena due mesi e portarla a casa (carrozzina, vestitino, etc). Animati da immensa gioia, dopo aver allertato i nostri familiari, ci rechiamo di buon ora presso il Tribunale dei Minori dell'Aquila, insieme a mia cognata.

Veniamo accolti nella stanza del Giudice, il quale ci comunica che ci sarà data una bambina di appena due mesi, di nome Giulia, che attualmente si trova presso una casa-famiglia in un paesino di provincia.

Seguono gli auguri di rito ed il Giudice ci chiede di ritornare dopo un anno insieme a Giulia, perché avrebbe piacere di rivederla.

Inizia a parlare del battesimo di Giulia e scambia anche delle opinioni con mia cognata, alla quale chiede di starci vicini naturalmente, in questa fase delicata.

Premetto che il Giudice si rivolge continuamente a mia cognata chiamandola Zia".

Insomma, fin qui tutto bene. Ma la giornata di Maria e Rocco è destinata a prendere una piega imprevista: "Ci rechiamo presso questa casa-famiglia in località Cerchiara. Giunti sul posto, mentre ci trovavamo innanzi al cancello di ingresso ci viene, però, comunicato telefonicamente che la bambina la potevamo solamente vedere ma non portarla con noi e che dovevamo ritornare in Tribunale.

Presi dallo sconforto ritorniamo dal Giudice e quest'ultimo ci comunica che, purtroppo, la bambina non ci può essere affidata perché, a suo dire, a causa della mancanza di energia elettrica, non aveva potuto ben visionare il fascicolo e che dopo una attenta visione dello stesso aveva notato che il pm aveva precedentemente dato parere negativo per la nostra idoneità.

Ci chiedevano la restituzione del Decreto che precedentemente ci avevano consegnato, a cui naturalmente seguiva un nostro rifiuto.

Successivamente a seguito dei continui chiarimenti circa le motivazioni del diniego, il Giudice si scusava dell'accaduto, ammettendo le sue colpe ed affermando che erano stati leggeri nel visionare il fascicolo intero".

Le parole del giudice rivelano, stando al resoconto di Maria, la paura del funzionario, conscio del pericolo che possa scoppiare uno scandalo sui media: "Ci tranquillizzava promettendoci che avrebbe sistemata la questione, atteso che il parere del pm non era comunque vincolante e ci invitava a non divulgare ai mezzi di informazione la vicenda ed a non attivare alcuna Autorità Giudiziaria, a pena di vanificare definitivamene ogni possibilità di adozione della bambina.

Il giorno seguente veniamo nuovamente contattati dal Cancelliere del medesimo Tribunale dei Minori e venivamo invitati a recarci nuovamente presso la loro sede per sistemare, a loro dire, il fascicolo.

Ma purtroppo così non è stato. Infatti recatoci nuovamente dal Giudice, lo stesso ci invitava a rifare un percorso psicologico e di attendere l'esito della Relazione peritale, quasi che fosse vincolante.

Abbiamo naturalmente declinato l'invito".

Ora la questione è sul tavolo del ministro Carfagna, che ha ricevuto la documentazione dal presidente dell'Uic Tommaso Daniele.

Affinché questa "mamma per un'ora" possa diventarlo per sempre.

di Francesco Bei


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